Sons of Faith | XI, original; vari

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-- lys
view post Posted on 26/12/2011, 22:27




Per quanto l’idea di andare a cercare proprio quel François tra tutte le persone che avrebbero potuto chiamare in una situazione del genere non gli piacesse particolarmente, la preoccupazione per le sorti di Laurent aveva prevalso sul resto e Nick aveva impiegato ben poco tempo a raggiungere gli alloggi del castello nei quali sapeva fossero ospitati François e Joël.
Si era limitato a spiegare in poche parole quello che era successo, non rincuorandosi certo nel vedere entrambi sbiancare, e non ebbe nemmeno il bisogno di chiedere a François di fare in fretta: qualche secondo dopo aver compreso appieno l’accaduto era già pronto per raggiungere Laurent.
Nonostante la preoccupazione e la fretta Nick non era riuscito ad impedirsi di notare con un certo senso di colpa lo sguardo speranzoso che François gli aveva rivolto nel vederlo entrare nelle sue stanze, forse al pensiero che potesse essere venuto per parlare con lui e nient’altro.
Benché sapesse perfettamente quanto la propria presa di posizione potesse essere – fosse – stupida e dettata unicamente dall’orgoglio e da un’inutile timore, non riusciva ancora a pensare a come potesse fidarsi davvero di lui una seconda volta, a come potesse perdonarlo e fare finta che tutte le differenze che li separavano, alte e solide come muri di pietra, semplicemente fossero cessate di esistere.
Aveva comunque detestato quell’espressione – l’aver causato quell’espressione, ma questo non sarebbe mai e poi mai riuscito ad ammetterlo, nemmeno a se stesso – che spesso e volentieri era risultata essere perfino sofferente, con suo effettivo, grande stupore; si ritrovò a chiedersi quanto davvero quei giorni di vicinanza nei quali avevano entrambi, nonostante tutto, imparato a conoscersi fossero stati importanti per l’altro, e l’unica risposta che riuscì a trovare non riuscì a migliorare né il suo umore né i sentimenti contrastanti che provava per quel ragazzino.
Quando finalmente erano riusciti a raggiungere la piccola via attigua alla piazza della città in cui tutto quello che stava diventando un enorme problema era successo, François aveva fatto il possibile per aiutare Laurent, usufruendo di tutte le proprie conoscenze e di tutto quello che sarebbe potuto risultare utile.
«Quindi.. come sta?» George mormorò quell’unica domanda, rompendo il silenzio che si era andato creando mentre François si affaccendava intorno al principe. Alla fine avevano deciso che trasportarlo fino al castello sarebbe stato inutile e dannoso, così si erano limitati a portarlo fino alla casa di Nick, più vicina anche se meno comoda, e in quel momento erano tutti radunati vicino al letto nel quale Laurent giaceva immobile, respirando faticosamente.
Nicolas gli fece cenno di stare zitto mentre Nick gli lanciava un’occhiataccia, imponendogli di nuovo il silenzio; François si inginocchiò al fianco del letto, stendendo la mano destra sopra il braccio del principe e chiudendo gli occhi, prendendo a mormorare sottovoce qualche parola che nessuno riuscì a capire davvero; dalla punta delle sue dita si sprigionarono le stesse scintille azzurrine che già una volta Nick aveva potuto vedere, mentre nel medesimo istante anche gli occhi di François cambiavano colore, tornando a quel bianco uniforme e spaventoso.
Le scintille circondarono il braccio di Laurent, andando a penetrare esattamente lungo tutta la lunghezza della ferità che gli attraversava l’avambraccio e dalla quale il sangue non aveva ancora smesso di colare, lento e apparentemente inarrestabile.
Dopo qualche istante gli occhi di François ripresero il consueto colore e nel rialzarsi il ragazzo si concesse un mezzo sospiro piuttosto stanco, passandosi una mano tra i capelli neri e cercando lo sguardo degli altri, uno a uno.
Attese ancora qualche secondo prima di parlare, recuperando almeno in parte le energie che aveva perso nel tentativo di curare il principe, prima di stirare le labbra in un sorriso cauto e dichiarare: «ci sono buone probabilità che la ferita guarisca correttamente. Ha bisogno di riposare, però».
A quelle parole George si lasciò sfuggire un involontario sospiro di sollievo, spostando immediatamente lo sguardo sulla figura di Laurent che ricambiò il suo sguardo con un sorriso affaticato, il petto che si sollevava e si abbassava ritmicamente ed a fatica.
Senza dire altro sia François che Nick uscirono dalla stanza, seguiti qualche secondo più tardi da Nicolas e David.
«Qualcuno dovrebbe fargli presente la sua situazione» Nick aveva osservato George con aria critica fino a quel momento e per quanto fino a quel momento avesse preso poco sul serio l’evidente ammirazione che quest’ultimo provava per il principe, ora era più che mai certo che i sentimenti dell’amico non si fermassero a quello.
«Non sono sicuro di voler sapere a cosa ti stai riferendo» sospirò Nicolas con aria stanca nel lasciarsi andare contro il muro appena fuori dalla casa di Nick.
«Andiamo, Nicolas, non hai visto come lo guarda?»
«Non voglio nemmeno pensarci. Non voglio credere che abbia davvero pensato che--» interruppe quell’unica frase a metà, passandosi una mano tra i lunghi capelli scuri e tornando immediatamente a cercare lo sguardo di Nick; «che cosa spera di ottenere, poi? Laurent è il secondogenito del Re, non una persona qualunque. Non dovrebbe nemmeno permettersi di parlargli».
François e David erano rimasti in silenzio fino a quel momento; a quelle parole però anche il primo si azzardò a dire la sua: «conosco Laurent da parecchio tempo ormai, e come conosco lui conosco anche la famiglia reale. Se suo padre.. se il Re venisse a sapere una cosa del genere farebbe come minimo bandire George dalle Quattro Terre, per non parlare della punizione esemplare che infliggerebbe a suo figlio».
«So perfettamente quanto sia duro con mio cugino, eppure non credo ci sia bisogno di preoccuparsi» ribatté Nicolas, lanciando un’occhiata che sembrava chiedere una conferma delle sue parole a Nick.
«Il principe sa perfettamente qual è il suo posto, non credete?» per la prima volta dall’inizio della discussione David intervenne, lo sguardo rivolto non verso Nicolas, l’ultimo che aveva parlato, ma verso Nick, che non impiegò molto tempo per rispondere con un tono di voce piuttosto infastidito.
«Presumo che i miei pensieri per voi contino ben poco».
Fortunatamente Nicolas intervenne a sedare la discussione nascente, limitandosi a lanciare un’occhiataccia a Nick e a fare un breve cenno a David, chiedendogli di seguirlo appena più lontani dagli altri due.

Ignari di essere i soggetti di diverse ipotesi e discussioni, George e Laurent erano entrambi troppo felici di essere stati lasciati completamente da soli per più di qualche singolo istante per riuscire a pensare a qualcos’altro.
Il principe sapeva perfettamente quanto fosse ingenuo da parte sua lasciarsi andare a certe sensazioni, soprattutto visto che colui che causava in lui quel tipo di sensazioni era proprio – per quanto odiasse doverlo dire, per quanto detestasse il dover adeguarsi ad una mentalità così stupida – un semplice servitore.
Davvero suo padre sarebbe stato capace di bandire l’altro, se non peggio, e punire severamente lo stesso Laurent, e su questo egli non aveva il minimo dubbio: fin da quando era bambino era stato considerato sia da suo padre che da suo fratello maggiore come una sorta di disgrazia per la loro famiglia.
Sua madre era morta dandolo alla luce e per anni Laurent ne aveva pagato le conseguenze, e se in quel momento, negli ultimi mesi, il disprezzo di suo padre era diminuito fino a diventare sopportabile per lui, gli risultava piuttosto ovvio che al minimo sbaglio, al minimo errore sarebbe tornato tutto come prima.
La sua malattia per di più non migliorava certo le cose, anzi, aveva contribuito da sempre a diminuire sempre di più quel poco di affetto che suo padre e suo fratello maggiore potevano avere per lui: in quanto secondogenito un giorno avrebbe dovuto guidare l’Esercito sotto il comando di suo fratello, che per quel tempo sarebbe diventato il Re dei Quattro Regni, ma nessuno sano di mente avrebbe potuto considerarlo in grado di un’impresa simile.
Era stato il suo primo pensiero – quello, la paura di deludere suo padre per l’ennesima volta – ad affacciarsi nella sua mente la prima volta in cui aveva capito che quel calore che George gli faceva nascere nel petto ad ogni sorriso voleva dire qualcosa di più, qualcosa di più profondo, e tutt’ora aveva il terrore perfino di quello che provava; ma non poteva farci nulla e più tentava di reprimere quelle sensazioni, più esse tornavano, brucianti e sconvolgenti come la prima volta.
«Posso fare altro per voi? Qualsiasi cosa..» e da parte sua George non poteva dirsi che disperato – disperato come il tono della sua voce a quelle parole – nel constatare quanto a fondo l’altro fosse entrato nei suoi pensieri.
«Puoi.. puoi rimanere qui?» e quel groviglio che a quelle parole si stringe paurosamente nel suo stomaco non prometteva nulla di buono, George lo sapeva perfettamente, tanto quanto era certo delle proprie posizioni dell’attribuire a quelle parole unicamente il desiderio di non rimanere da solo. In fondo non c’era alcun motivo per cui una persona come lui avrebbe potuto ricambiare i suoi sentimenti: non si trattava neanche tanto del fatto che Laurent appartenesse alla Casa Reale, bensì più del suo comportamento e delle sue azioni.
Anche senza considerare quanto quel portamento regale risultasse a dir poco perfetto su di lui, George aveva avuto la possibilità di assistere al suo comportamento, alle sue decisioni diverse volte in quelle settimane ed ogni singola volta Laurent era riuscito a stupirlo: nessuno gli aveva chiesto di rimanere giorno e notte al fianco del cugino per prendersi cura di lui, e nonostante tutto Laurent l’aveva fatto.
Poche altre persone se non costrette avrebbero rischiato la propria vita per qualcuno, poche altre persone del rango di Laurent sarebbero riuscite a comportarsi normalmente, con gentilezza e cortesia perfino con l’intera servitù, e di questo George poteva essere certo.
«Non ho alcuna intenzione di lasciarvi solo, vostra Maestà..» si limitò a sussurrare quelle poche parole, ancora inginocchiato al fianco del letto, lo sguardo preoccupato fisso sull’espressione sofferente di Laurent.
«George..» il principe socchiuse gli occhi, voltando appena il capo verso di lui e per un istante l’altro temette di aver fatto qualcosa di sbagliato; «potresti smetterla di chiamarmi in quel modo?»
«Come.. come dovrei chiamarvi?»
«Laurent. Ti prego, solo Laurent».

«Posso domandarti una cosa?» David e Nicolas si trovavano ancora all’esterno della casa, distanti qualche metro dagli altri due, e ancora Nicolas non aveva compreso cosa l’altro stesse cercando di chiedergli.
«Di certo non ho intenzione ti tagliarti la lingua per impedirti di parlare».
David sorrise appena a quelle parole, passandosi una mano tra i capelli e cercando lo sguardo dell’altro; «perché hai voluto complicare questa situazione con il Governatore e il resto della corte?»
Nicolas rimase in silenzio per qualche istante, comprendendo a cosa esattamente l’altro si riferisse: di certo il doversi inventare una scusa per l’assenza di David durante l’aggressione di quell’uomo non poteva che comportare ulteriori domande da parte di suo padre e di Moran – il che effettivamente lo preoccupava non poco –, e ulteriori domande avrebbero potuto portare a diversi problemi per lui.
«Non è stata colpa tua, non vedo perché dovrei lasciare che qualcuno ti incolpasse per questa disgrazia».
«D’accordo, ma—non sarebbe più semplice così?» in effetti il ragionamento di David non era affatto insensato, e quest’ultimo proprio non riusciva a capire perché l’altro stesse cercando di proteggerlo.
«Non mi baso sulla semplicità delle mie azioni, David, mi baso su quello che ritengo sia giusto o sbagliato, e non credo che far ricadere le colpe di nessuno su di te sia giusto».
Quelle parole colpirono l’altro per diversi motivi: era la prima volta che l’altro lo chiamava per nome, tanto per cominciare, e quello sguardo deciso e allo stesso tempo per certi versi quasi dolce che gli illuminava il viso e gli occhi era qualcosa di nuovo e inaspettato per lui; tra le tante cose poi non avrebbe mai pensato che proprio Nicolas, il figlio del Governatore del Nord disprezzato da molti potesse risultare così pieno d’orgoglio per il proprio onore.
Spesso e volentieri in diversi ambienti ne aveva sentito parlare male, spesso e volentieri aveva udito parole di disprezzo nei confronti di entrambi e allo stesso modo, spesso e volentieri, aveva finito per crederci a sua volta.
«Ti stupisce tanto?»
«Solo un poco» sorrise David, non riuscendo ad impedirsi di notare quanto piacevole fosse vedere quel sorriso comparire sulle labbra dell’altro alle proprie parole.
Era strano come le sue prime impressioni e quello che sapeva sul conto dell’altro stessero lentamente cambiando, era strano e a tratti perfino spaventoso, ma dentro di sé David non riusciva a fare a meno di esserne comunque felice.

Edited by -- lys - 26/12/2011, 22:45
 
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